Giorgio Ciattaglia


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5 commenti su “Seguendo la cometa”

  1. Caro Giovanni, devo ringraziarti per il tempo che hai dedicato a questo scatto.
    Immagino che la spiegazione possa essere una delusione per te.
    Il mosso. Nel perché del mosso non c’è molto da da capire: non è intenzionale, da questo punto di vista la foto è tecnicamente errata. Ho visto questa situazione, in una condizione di luce molto debole, stavo camminando con una compatta in mano e ho scattato. Una situazione che non avrei potuto ricercare in un momento successivo perché fatta ad Ancona durante un breve giro in attesa di una coincidenza del treno.
    Altro discorso è cosa mi ha richiamato la situazione: la Natività. C’è una madre (chissà se si chiama Maria?) un padre (Giuseppe?) e un bambino (lui non credo proprio che abbia lo stesso nome). C’è una scia di luci sopra di loro, come la coda della cometa. E sono soli.
    A me ha colpito tantissimo, subito, per questo l’ho scattata e proposta anche se tecnicamente imperfetta.
    E’ possibile che ad un osservatore non dica nulla, certo! Non voglio scoraggiarti, ma io sono anche dell’idea che se una foto non suscita subito qualcosa in chi l’osserva è difficile che anche attraverso la spiegazione di chi l’ha scattata diventi interessante, ma posso sbagliarmi.
    Perché pubblicare una foto tecnicamente errata? La fotografia è, per me, un linguaggio. Esistono regole ortografiche e sintattiche, ma il contenuto della comunicazione è qualcosa in più rispetto a queste. Certo una foto “perfetta” facilita la lettura, ma come nel linguaggio una frase anche sgrammaticata può mantenere integro il suo potere informativo, a volte (sono casi rari credo) lo accresce. Molti ricordano la frase di Gustavo Thoeni “sono contento di essere arrivato uno”. Proprio perché errata ci diceva qualcosa di più di quanto ci avrebbe detto se fosse stata corretta. Non solo sulla vicenda, ma anche sull’uomo.
    Può un errore di una foto essere visto a posteriori come un elemento che concorre al valore dell’immagine? Jacques Henri Lartigue ci direbbe di si con la sua immagine “Grand Prix de L’Automobile Club de France”, e questo è solo uno dei tanti esempi…
    Può a posteriori (riaffermo che non era intenzionale) il mosso trovare una giustificazione, una unteriore livello di lettura, in questo scatto? Forse. A me comunica un senso di incertezza, di provvisorietà che accomuna la S.Natività con il nostro tempo.
    Angelo, commentando un’altra mia foto mi chiedeva se fosse una “provocazione per puristi”? Forse me lo chiederebbe anche in questo caso (che ne dici Angelo?). La risposta è no! Non intendo assolutamente provocare chi tiene in massimo conto le regole della fotografia e lotta per l’estremo dettaglio e nitidezza, in molti casi hanno tutta la mia ammirazione per la loro passione e dedizione. Se invece le mie foto dovessero essere “semplicemente” provocatorie (nel senso che provocano qualcosa in chi le osserva) ne sarei contento.
    Forse però non è questo il caso 🙂

  2. La tua ricerca di trasmettere messaggi può non essere di facile comprensione per tanti, per cui occorre spesso essere indirizzati alla lettura. (io sicuramente tra quelli). Altrimenti ci si ferma alla lettura formale dell’immagine e non si va oltre. Ciao

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