Giorgio Ciattaglia


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13 commenti su “Life partner”

  1. Da sinistra a destra: 1. Sedia di appoggio per il decoratore durante la tinteggiatura delle pareti  2. Sedia protagonista di un sogno con sconfinamento nell’ incubo  3.  Sedia trovata negli scavi di una tomba egizia.   Vebbe’ spero che l’amico Giorgio vorrà  perdonare questo mio approccio scherzoso ma piacevolmente incuriosito dalla tripla immagine  🙂

  2. La sedia compagna di vita, in effetti è così, se ci si riflette la sedia è proprio una necessità irrinunciabile. Ciò premesso cerco d’interpretare l’idea di Giorgio; mica è semplice. I tre stadi della vita? infanzia maturità e vecchiaia? Forse lui ce lo spiegherà.

  3. Grazie per i commenti, tutti!
    L’idea di questa foto è nata per un concorsino del nostro gruppo fotografico con tema “Questa non è una sedia”.
    Poi una volta realizzata non l’ho selezionata per il concorso: visto il cospicuo premio in palio ho deciso di puntare su scatti di più facile gradimento 🙂 (rido pensando alla faccia di Aurelio, se leggerà il commento).
    Però mi è rimasto il desiderio di vedere le reazioni che poteva suscitare e così l’ho proposta a voi, un pubblico dal palato più raffinato!

    “Non è una sedia”, è il racconto di alcuni ipotetici periodi della vita di chi l’ha utilizzata; in questo Giovanni ha veramente fatto centro:
    – La giovinezza: un periodo luminoso, incerto, non ben definito. Seduti su una sedia a fare progetti un giorno per smontarli completamente quello successivo.
    – La maturità: l’identità prende forma attraverso le vicende della vita, si struttura, si deve fare i conti con le proprie forze e debolezze, luci ed ombre, compaiono le prime cicatrici che però ci distinguono, proiettiamo noi stessi sul modo in maniera decisa e in direzioni differenti, su quella sedia abbiamo (idealmente) firmato atti di matrimonio e divorzio, acquisti di case, tenuto sulle gambe i nostri figli…
    – Poi la vecchiaia: in questo caso (e questo è “una vita” non la vita in generale) vista come un periodo ripiegato su se stessi, poco futuro da leggere nel modo esterno, magari seduti ad una finestra ad osservare distrattamente quello che capita, alle prese con i nostri ricordi e alcuni fantasmi.

    L’interpretazione di Marco vale comunque un bel voto!
    In quanto a fantasia ho trovato un bell’avversario!
    L’obiettivo minimale/principale dello scatto era rappresentare una sedia e far pensare ad altro, situazioni o emozioni e l’esperimento mi sembra comunque riuscito. In particolare per la sedia N.2.

    In buona sostanza condivido anche l’osservazione di Angelo. La composizione, l’osservazione, ha effettivamente un certo distacco dalle situazioni, non so se questo rappresenti necessariamente un limite…

    Grazie ancora per il vostro tempo.

    1. Non risulta ‘necessariamente’ un limite, ma non risulta ‘necessariamente’ un pregio… 

      Sicuramente il fotografar tecnico ed il fotografar naif sono due inclinazioni ben diverse… 

  4. Ottimo come sempre, diciamo che Klimt lo ha interpretato in modo diverso, ma il ragazzo si farà!!!!

    Io non ci arriverò mai a fare tutta questa elucubrazione Leopardiana, un bel tramonto e vai.

  5. Ogni tanto allenare la mente fa bene. A volte anche una foto può aiutare, è importante impegnarsi a capire le intenzioni dell’autore. Giorgio mi ha fatto venire una idea per i temi che propongo mensilmente; essi sono troppo scontati, perchè non proporne di più complessi?

    1. Più “complessi”? Se non necessitano obbligatoriamente di interventi in post da professionisti delle elaborazioni per me potrebbero andar anche bene…

      1. Marco l’idea mi è venuta quando ho letto quello che ha scritto Giorgio cito:  L’idea di questa foto è nata per un concorsino del nostro gruppo fotografico con tema “Questa non è una sedia”.

        Ovvio che devo fare una ricerca e trovati i temi ve li proporrò  e decidiamo. 

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