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11 commenti su “Le “poveracce””

  1. Quante volte ho assistito a queste scene,e quante volte ci sono andata anche io quando era vivo il mio suocero.E’ divertente..ma non sarei mai riuscita a farne una foto piena di emozioni,Bravo Saro!

  2. Ecco una foto che avrei voluto fare io…
    La trovo perfetta, soprattutto in termini di espressività, grazie alla composizione essenziale ed al b/n quasi dolente. Una di quelle immagini che parlano, in prosa od in versi che siano… Ciao

  3. Ciao Saro, adesso che ti conosco meglio, lettura in rete di tantissime cose su di te, mi risulta un tantino difficile, direi imbarazzato a commentare i tuoi scatti. Ciò nonostante commenterò questo scatto cercando di far finta che non sia tuo.
    La foto ha un impatto comunicativo immediato, è disarmante quanto sia semplice ed immediata la lettura. Allora sono andato alla ricerca dei motivi di tanta immediatezza.
    La siluette è stata ritratta mentre raccoglie da terra qualche cosa, non importa che cosa, importa il gesto; il gesto sinonimo di povertà, povertà nell’accontentarsi di quello che altri buttano via.
    La donna forse vestita con abiti lussuosi, assume nel controluce, l’apparenza povera, semplice, misera.
    La composizione ha un rigore formale assoluto, nulla è di troppo, nulla è inutile. La scogliera, che a prima vista può sembrare inutile, ha il suo valore formale nel bilanciare il nero della donna. Pertanto il fotogramma è riempito con pesi e volumi molto equilibrati, non vi è la sensazione del vuoto.
    Il viraggio in B/N, con una gamma tonale molto ristretta e una leggera grana , mettono la ciliegina sulla torta,.
    Complimenti, sono lusingato e onorato che mi dai l’opportunità di ammirare ed esprimermi sui tuoi scatti.
    Cordialmente Giovanni.

  4. Grazie delle vostre visite dei vostri graditissimi commenti.
    So che gli amici non si offenderanno se rivolgo un ringraziamento particolare all’amico Giovanni per la sua accurata analisi e so che tu Giovanni non ti offenderai se ti sgrido per la tua troppa generosità di parole nei miei confronti.
    Come sapete non sono solito dedicarmi al b&n e quindi sono ancora più sono contento che vi sia piaciuta.
    Ho bene in mente l’immagine di questa donna anziana che nelle ultime ore di un pomeriggio di fine inverno si inchinava per raccogliere qualche vongola e questo ricordo mi mette malinconia.
    Le vongole erano un “mangiare” dei poveri sulla costa romagnola ed ancora oggi in dialetto vengono chiamate
    “pavraz” o “pouvraz, che significa “poverette”.
    Grazie ancora a tutti!
    saro

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